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IL GIOCO È UNA COSA SERIA

a cura della dottoressa Manuela Trinci, psicoterapeuta infantile, direzione scientifica Ludobiblio AOU Meyer IRCSS

Genitori a raccolta! Perché il gioco che vi proponiamo è nientemeno che il “gioco del disordine” o “gioco disordinato” che dir si voglia.

Per la verità si tratta di una traduzione un po’ frettolosa per l’assai discusso messy play; quel tipo di gioco che incoraggia i bambini a esplorare e sperimentare con i sensi e in piena libertà materiali spesso considerati dagli adulti da evitare come fango o terra, acqua e moltissimi altri elementi naturali, preferendo l’icona di bimbi puliti e profumati.

Di sicuro ci dobbiamo chiedere anche perché del messy play non esista una traduzione più accurata; una traduzione che descriva questo tipo di attività dove i bambini magari si sporcano, si macchiano o si bagnano, ma sperimentano su molteplici livelli e con tante parti del corpo, il coinvolgimento di tutti i loro sensi usando soprattutto le mani.
Spesso nella cultura dell’infanzia le mani sono enfatizzate con filastrocche, rime e canzoncine, tanto che spesso, come fossero animate da una sotterranea corrente di vita, le mani di mamme babbi e educatori si trasformano e inventano immaginari palcoscenici calcati solo da dita da muovere, drizzare, curvare, avvicinare, in intrecci di storie narrate con e senza burattini alle dita!

Mani già esaltate dal pedagogo Johann Heinrich Pestalozzi che, con la triade “mente, cuore e mano”, aveva introdotto il valore dell’azione educativa integrale. Mani raccolte in uno spassoso vocabolario di gesti da Bruno Munari. Per non parlare del ruolo straordinario attribuito alle mani nel processo evoluzionistico dell’uomo da Andreé Leroi-Gourhan, insuperabile paleontologo etologo antropologo archeologo francese, il quale spesso raccontava di aver usato fin da piccolissimo le mani alla ricerca di funghi, insetti e qualunque cosa risvegliasse la sua curiosità. Il celebre professore della Sorbona (nel suo testo cult Il gesto e la parola) non accontentandosi di ricercare le origini dell’homo sapiens nella discendenza dalla scimmia e privilegiando piuttosto la complessa evoluzione delle capacità tecniche dell'umanità, aveva sostenuto come la mano – sviluppando il gesto e liberando la bocca - avesse contribuito alla nascita della parola.

Nel lessico quotidiano invece le mani dei bambini sono spesso apostrofate dai tipici richiami: “non sporcarti le mani” “non toccare” “fermo con le mani” ecc…; non stupisce allora che il messy play costituisca per tanti genitori una sorta di ribaltamento copernicano nei dettami educativi. Non è difficile comprendere come giocando al disordine si favorisca lo sviluppo motorio, l'esplorazione sensoriale, la creatività nonché l'autonomia del bambino stesso, e come il messy play sia un’occasione divertente e rilassante anche per lasciare la mente libera di vagabondare fra le tante turbolenti emozioni che la crescita sollecita nei piccoli. Non sottovalutiamo poi il fatto che questo bagno nella piacevolezza dei sensi reali può far perdere fascino a tablet e telefonini di famiglia!

Ma la natura inizialmente selvaggia del wild messy play è stata un po’edulcorata e regolamentata per cui ai genitori esordienti vengono forniti alcuni suggerimenti che vanno dal creare un ambiente artificiale, circoscritto, al fornire ai bambini materiali adatti alla loro età: da perle d’acqua, a polveri scoppiettanti colorate, all’argilla, alle conchiglie, senza tralasciare bianco d’uovo sbattuto, panna montata, yoghurt, semi e sostanze gelatinose. Servirà anche un piccolo set composto da bacinelle vuote e bacinelle piene d’acqua con annessi piccoli contenitori, più una spugna, uno spazzolino, qualche asciugamano. Alla fine, mentre i piccoli disordinati eccitatissimi e felici immergeranno e sbatteranno le mani in uova panna e gelatina, gli adulti a loro vicini non potranno resistere dall’intonare, dondolando, il tormentone sanremese: “con le mani, con le mani, con le mani… ciao…ciao”!