A PROPOSITO DI FELICITÀ

a cura di Manila Bonciani, responsabile del Meyer Center for Health and Happiness

Il periodo estivo è di per sé il momento dell’anno che maggiormente viene dedicato ai viaggi di vacanza, che sono associati a molti sentimenti positivi: gioia, interesse, contentezza. Possono esserci tanti modi di trascorrere le vacanze, diversi per destinazione, durata, compagni e tipologia di viaggio, ma l’elemento comune che le caratterizza è il soggiornare in luoghi al di fuori del proprio ambiente abituale specificamente per scopi di svago.
Che si tratti di una ricerca di spazi di libertà in termini di costruzione di nuove relazioni o rinvigorimento di quelle esistenti, oppure di attenzione e ripiegamento su sé stessi per concedersi attività più meditative e di rilassamento, oppure di attivazione della propria dimensione fisica in attività sportive, oppure di conoscenza di nuovi contesti, o ancora che si configuri piuttosto come evasione dalla quotidianità, ricerca di spensieratezza e sospensione delle preoccupazioni, il viaggio di vacanza rappresenta un’occasione per star bene.

Ma coloro che partono in vacanza sono più felici di chi rimane? Alcuni studi hanno messo in luce una maggiore felicità prima del viaggio dei vacanzieri rispetto ai non vacanzieri. La fase dell’attesa, infatti, dedicata alla programmazione o semplicemente all’immaginazione di ciò che accadrà, alimenta il poter sperimentare emozioni positive: i vacanzieri non vedono l’ora di trascorrere le vacanze e per molti di loro quindi il divertimento inizia settimane, addirittura mesi prima dell'inizio effettivo della vacanza, al solo pensiero di come sarà viverla. I viaggi di vacanza sono esperienze che le persone attendono spesso con trepidazione, perché sentono spiccatamente il bisogno di spostarsi e cambiare aria o l’esigenza di interrompere la routine della vita quotidiana. In alcuni casi la differenza di felicità vissuta dai vacanzieri prima del viaggio rispetto ai non vacanzieri può essere ricollegabile al fatto che, nel confronto sociale con gli altri, i primi sentono di avere un’opportunità in più rappresentata dalla vacanza stessa, di cui traggono soddisfazione e si sentono appagati in anticipo.
Il momento specifico del viaggio di vacanza è quello che propriamente costituisce la principale fonte di felicità. Le persone si sentono generalmente bene durante un viaggio di vacanza, maggiormente nella sua fase centrale, quando lo stress della partenza e dei preparativi ad essa connessi sono stati assorbiti e ancora non è emerso il pensiero del dover rientrare a casa. Sebbene non ci siano forti evidenze sulla relazione tra felicità e durata della vacanza, forse un viaggio di vacanza da due a sei giorni è abbastanza lungo da essere goduto (a differenza di un viaggio di soli due giorni), ma abbastanza breve da ridurre al minimo le discussioni con il partner, la famiglia o gli amici.

L’esperienza della vacanza risulta essere positiva a prescindere dalla tipologia che è stata scelta: le attività della vacanza non influenzano infatti la felicità percepita. E non ci sono particolari differenze neanche tra i diversi vacanzieri: non importa da dove vengono, quanti soldi guadagnano, quanti anni hanno o se sono maschi o femmine, tutti generalmente si godono le vacanze. Questa sensazione non sembra costituire un riflesso della soddisfazione generale della vita, ma essere determinata dalla vacanza stessa in termini di piacere e significato che essa suscita, che possono essere beneficiati anche nell’ultima fase della vacanza, quella riflessiva, caratterizzata dal ricordo dell’esperienza stessa.

Ogni viaggio di vacanza viene di solito ricordato positivamente e questi ricordi consentono di poter sperimentare affetti più positivi anche dopo essere rientrati. L’effetto delle vacanze sulla felicità dei vacanzieri è tuttavia per lo più di breve durata. Una volta terminata la vacanza, i vacanzieri non sono più felici dei non vacanzieri perché la situazione che si trovano a vivere è tornata ad essere la stessa. È stato osservato che solo coloro che effettuano un viaggio di vacanza molto rilassato, che li ha tenuti lontani da stress e nervosismi, beneficiano maggiormente della felicità post-viaggio. Nel lungo termine, comunque i viaggi di vacanza contribuiscono più alla componente cognitiva della felicità, cioè alla soddisfazione di averla svolta e al giudicare quindi le condizioni della propria vita come più ottimali, mentre non sono particolarmente legate alla componente affettiva della felicità, cioè al sentirsi meglio in maniera duratura.

Ma se nel rientro si perde un po’ il beneficio del viaggio di vacanza, vale certamente la pena di goderselo quando lo viviamo. Quindi… buone vacanze a tutti!