PSICOLOGIA

a cura di Esmeralda Di Mauro, servizio di Psicologia ospedaliera AOU Meyer

L’adolescenza è un periodo della vita caratterizzato da profondi cambiamenti fisici, cognitivi ed emotivi. I giovani iniziano a esplorare il mondo delle relazioni romantiche e a confrontarsi con esperienze sentimentali significative.
Si completa il processo dell’individuazione affettiva attraverso il quale spostano i loro investimenti al di fuori della famiglia d’origine e tali esperienze contribuiscono alla definizione della propria identità.

La fase dell’innamoramento è ricca di emozioni che stordiscono e che permettono di sentirsi completi grazie alla presenza di un’altra figura che viene idealizzata. Spesso la difficoltà sta proprio nel trasformare l’innamoramento in amore vero e proprio, ovvero uscendo dall’idealizzazione; questo accade perché vengono proiettate nell’altro tutte le qualità o le mancanze che non si riescono ad osservare dentro di sé tentando di ricreare una sorta di completezza come era vissuta nel rapporto con i genitori durante l’infanzia. Rinunciare a questa illusione è un processo complesso.
L’innamoramento infatti è accompagnato da una grande euforia, mista però a una forte delusione quando invece il rapporto sembra non rispondere alle proprie aspettative. Quanto più il legame con la persona amata sarà esclusivo e fusionale, tanto più le conseguenze di una rottura saranno pesanti, poiché con la perdita dell’altro si perdono anche parti di sé. La ricerca dell’unicità è un altro importante elemento dell’amore adolescenziale. Lo si può notare attraverso la scoperta della gelosia dell’altro e la paura che esista una terza persona che possa rubare quell’amore così potente che si sta vivendo.
L’idealizzazione, che rende così importanti queste relazioni, ha come controparte la grande sofferenza che porta la separazione e il riemergere del senso di inferiorità per non essere più unici. L’esperienza della delusione amorosa, quindi, può mettere in discussione la propria identità, il senso di sé e la capacità di avere relazioni significative con gli altri.

La rottura, può provocare un crollo dell’autostima, forti emozioni di abbandono e di conseguenza il non sentirsi meritevoli di quel tipo di affetto. Questi sentimenti di tristezza, per quanto dolorosi, sono fondamentali alla crescita personale se gestiti con attenzione.
Quando subiamo un abbandono o un rifiuto soffriamo con l’intero corpo, ci sentiamo incapaci di proseguire la stessa vita che ora ci appare svuotata, faticosa o impossibile. Se si riesce ad andare oltre la sofferenza, la fine di una storia può costituire anche un prezioso momento di scoperta di sé. Ogni relazione amorosa andata male è un modo per scoprire nuove parti di se stessi e questo non può che essere arricchente per lo sviluppo emotivo, nonostante la sofferenza provata. Ad esempio, si può imparare ad accettare che le relazioni possono finire e confrontarsi con la perdita, apprendere che il dolore emotivo è una parte naturale del vivere (le relazioni servono anche a comprendere i propri limiti, i propri bisogni e ad affinare sempre di più il modo con cui si ricerca un partner).
Tuttavia, gli adolescenti che non riescono a far fronte a queste delusioni possono sviluppare problemi emotivi e relazionali che possono durare per molti anni. Per questo motivo, è importante che gli adulti gli forniscano un sostegno adeguato durante questo periodo di cambiamento e di scoperta emotiva. È importante non cercare di sistemare la situazione, intervenendo o addirittura sostituendosi a loro, occorre stargli vicino e invitarli a riflettere, senza imporre il proprio punto di vista. Si tratta di esperienze che, se elaborate adeguatamente, permettono ai ragazzi di affrontare le difficoltà e di crescere.

Allenarsi ad affrontare le emozioni negative e confrontarsi con la sconfitta può sviluppare la capacità di resilienza personale.
L’atteggiamento utile da parte di un genitore è quello di riconoscere e rispettare il diritto del proprio figlio, in quanto adolescente, a vivere questa particolare fase della sua crescita, questo non esclude che un genitore intervenga di tanto in tanto per riportare il proprio figlio “coi piedi per terra”, restituendogli si il rispetto, ma anche la responsabilità del proprio comportamento e delle conseguenze che questo può avere. Gli adolescenti, per arrivare a definire sé stessi, hanno bisogno sia di potersi sperimentare, immergersi in loro stessi e giocare molte parti, ma anche scontrarsi col senso del limite e con le richieste che la realtà esterna gli pone.
C’è da dire, infine, che i processi maturativi dei figli mandano in crisi anche i genitori, che si trovano a loro volta a ridefinire la propria identità di persone che avanzano verso un nuovo stadio della vita.