PSICOLOGIA

di Francesca Maffei, responsabile Psicologia ospedaliera AOU Meyer

Molti bambini durante l’infanzia sono accompagnati da un amico immaginario, che di solito compare intorno ai 2-3 anni e scompare verso i 7-10 anni. I bambini che interagiscono con i loro amici immaginari sono consapevoli del fatto che questi amici non sono “reali”. La presenza dell’amico immaginario è un momento tipico del gioco di finzione, indicativo di un processo creativo e immaginativo importante anche per lo sviluppo intellettivo. Perché i bambini creano degli amici immaginari? Mentre il senso comune parla di solitudine o problemi sociali, la ricerca sostiene al contrario che i bambini con gli amici invisibili tendono a essere meno timidi, si impegnano di più a ridere e sorridere con i coetanei, e riescono meglio a mettersi nel punto di vista dell’altro. Il bambino che crea l’amico immaginario lo tratta come se fosse una vera persona, con una sua dignità e con caratteristiche personali peculiari e assai diverse da colui che l’ha creato. Questi bambini sembrano avere la facoltà di sapersi vedere dall’esterno, attraverso gli occhi e l’esperienza del compagno immaginario.

Jean Piaget psicologo, biologo, pedagogista e filosofo svizzero, riconosce nell’amico immaginario un ruolo di notevole importanza nel periodo dell’evoluzione socio-cognitiva, attribuendogli una serie di funzioni: consolatoria; il bambino confida i propri interessi al compagno immaginario che svolge un ruolo di ascoltatore-consolatore; compensatoria, si tratta della possibilità per il bambino di poter compiere azioni impossibili o proibite; moralizzatrice, il compagno immaginario rappresenta l’autorità morale, è critico verso le sue azioni e lo invita a migliorarsi; funzione di stimolo e rassicurazione, la presenza del compagno immaginario, stimola il bambino a sviluppare capacità di socializzazione.

Il bambino si rispecchia nell’altro immaginario, proiettando sull’amico immaginario gli aspetti di sé che ha raccolto nelle relazioni con gli altri. Inoltre, l’amico immaginario permette di dialogare, riflettere, discutere, esercitarsi nella pratica del problem solving, perché nel rapporto con lui il bimbo elabora soluzioni per affrontare le difficoltà quotidiane.

I genitori non dovrebbero allarmarsi per questa fantasia, a meno che non sia eccessivamente intrusiva e perduri oltre i dieci anni. È importante che il genitore rispetti questa presenza, evitando di prendersi gioco di lui o commentando “è una cosa stupida”, “non si può parlare con qualcuno che non esiste”.

Se il bambino invita il genitore a partecipare alle sue storie fantastiche, i genitori possono serenamente prender parte al gioco. Quando il bambino si confida con il suo amico immaginario, i genitori non dovrebbero forzare il figlio a raccontare anche a loro i suoi segreti, in generale è importante non essere intrusivi cercando di entrare a far parte di quel mondo. L’amico immaginario in genere scompare intorno ai 7/8 anni d’età momento in cui amplia la sua vita relazionale, nel caso in cui l’interazione persista oltre i 10 anni d’età può essere utile rivolgersi ad uno specialista per comprendere più a fondo i vissuti del bambino.