IL GIOCO È UNA COSA SERIA

di Manuela Trinci, psicoterapeuta infantile, direzione scientifica ludo-biblio AOU Meyer

Rime rimedio,o rime raminghe o ancora piccolissime o ancora rime del fare e del non fare, scrive Bruno Tognolini, ben sapendo che poche cose fanno sganasciare dalle risate i bambini come giocare le parole. I bambini lo sanno che ci sono le parole che scacciano i guai e fanno accadere le cose belle. Lo sanno che ci sono parole burlone che fanno il solletico alle orecchie e parole in dialetto e canterine. Conoscono parole di latte, soffiate su pappe e biberon; conoscono parole di cantilene incerte tra senso e non senso e che appena finiscono ricominciano da capo; conoscono parole inventate che si impossessano di un significato rubandolo al suono. Crescendo le parole compongono storie: sul tavolo forchette conversano con tovaglioli e bucce d’arancia e sulle pareti le ombre cinesi danno luogo a intriganti dialoghi fra draghi, leoni e serpenti.

E in quell’età dell’apparecchio ai denti le parole acquistano l’appeal della trasgressione e allora giù parolacce, come ci illumina Roberto Piumini: scemo Pistacchio, Pio fesso, Martino piscione, Lilio cagone, Cucciolo Culo; parole che riempiono la bocca e maliziose fanno l’occhiolino a babbi e mamme cultori delle buone maniere.

Giocare con le parole, appassionarsi alle parole shakespearianamente “fatte di fiato”, significa anche muovere i primi passi negli atelier teatrali, maneggiare microfoni da palcoscenico o bluetooth per karaoke, senza tralasciare il periodo detto “del comico”, vale a dire la vera e propria barzelletto-mania che trova in Geronimo Stilton il suo indiscusso guru.

Quindi per i genitori, magari in affanno fra lavoro agile e lavastoviglie intasate, il gioco con le parole -arricchisce il vocabolario, accende la fantasia, viaggia a costo zero ed è adatto a tutte le età - si presenta come un antidoto prezioso quando la richiesta di passatempi si fa insistente e il rischio-noia si affaccia minaccioso.

Allora, grandi e piccini insieme in un evergreen vintage È arrivato un bastimento carico di…. A turno un giocatore pronuncia la formula: "E' arrivato un bastimento carico di…" e nomina una merce da caricare nella stiva della nave (ad esempio salami!). Il secondo giocatore immediatamente deve trovare la parola di una merce che inizi con la lettera successiva dell’alfabeto (ad esempio torroni). Ogni parola-merce trovata vale 1 punto. Vince chi ne totalizza di più.

Indimenticabile Nomi, città, fiori… Un classico capace di far accapigliare per la vittoria bambini, babbi mamme nonni e zie! È sufficiente avere: un foglio bianco e tracciarvi sopra cinque colonne e cinque temi da scegliere: città, cose, personaggi, animali, fiori. Il maitre del gioco pronuncia una lettera e ogni squadra ha solo 30 secondi per scrivere una parola per colonna. Dopo il gong: leggere le parole trovate e assegnare 10 punti a ogni vocabolo originale, 5 se la scelta coincide con una proposta anche di altre squadre, 0 a fronte del nulla reperito!

E Parole in fila? Il primo giocatore pronuncia una parola, il secondo deve dire una parola che inizia con la stessa sillaba con cui finisce la prima parola, il terzo giocatore deve cimentarsi con la sillaba finale del secondo termine. E così via. Vince chi non si ferma o non attende più di 5 secondi per scovare una parola. Divertente avere come segnatempo una clessidra.

Nel giocoso repertorio si affaccia Il rimario. Ambarabàciccìcoccò va benissimo per stabilire l’ordine di gara dei giocatori. Il vincitore sceglierà la parola con la quale iniziare… al secondo, al terzo ecc. il compito di trovare la rima in un solo minuto di tempo. Si va avanti a cercare le parole in rima finché non rimarrà in campo un unico giocatore: il vincitore.

Un infinito catalogo, tante grammatiche della fantasia, che in ogni caso danno luogo a un gioco a più voci creativo, nel senso più profondo e più bello della parola creatività: trovare con piacere se stessi.