IL GIOCO È UNA COSA SERIA
“Se cambiamo l’inizio della storia cambia tutta la storia” recitava già un documento congiunto dell’OMS-Unicef del 2018, tanto adesso, nel nuovo documento del Ministero dell’istruzione (2022) “Orientamenti interculturali. Idee e proposte per l’integrazione di alunni e alunne provenienti da contesti migratori”, si è calcato l’attenzione verso la fascia 0/6, quindi ai Nidi e alle scuole dell’infanzia.
Considerando poi che in alcuni Paesi di provenienza delle famiglie immigrate non c’è proprio l’idea di una scuola dell’infanzia e considerando anche come la bassa frequenza dei servizi educativi 0/6 si trasformi nel tempo in dispersione scolastica, si è assistito da un lato a un incremento di interventi locali per le famiglie, dall’altro, consapevoli dell’importanza di un’educazione interculturale precoce, si sono cercate e trovate strategie ludiche divertenti in grado di coinvolgere nel progetto i piccolissimi, anzi addirittura in alcuni corsi di “preparazione alla nascita” si fanno ascoltare ai futuri genitori melodie provenienti da tutto il mondo, accostando al motto Nati per leggere quello di Nati per la musica!
Nel tentare di disegnare un futuro possibile, l'esperienza dell'incontro con l'altro è diventata oggi reale e quotidiana per la presenza dei "bambini venuti da altrove” sebbene l'educazione interculturale debba essere proposta in modo esplicito anche in quelle situazioni dove non siano presenti bambini stranieri. Così dai quadernoni con la raccolta giorno per giorno di tutte le ricette dei cibi preferiti dai bambini: dai capellini in brodo agli involtini primavera con gli spaghetti lunghi lunghi per augurare, nel capodanno cinese, lunga vita; ai giochi: dall’”acchiappino” al E ka kush e ka, dal “liberi tutti” al Ngriua shkriua; sino alle fiabe che hanno viaggiato e si sono arricchite di terra in terra magari indossando le scarpette ora di cristallo, ora di sughero, ora semplici babbucce, ora di pelo, delle tante Cenerentole! Il tutto per fare un tuffo di fantasia in luoghi diversi eppure ritrovando anche eroi, magie, incantamenti e paure comuni.
E a casa? Perché non giocare - a partire dagli gli under 3 - con i versi degli animali che, sappiamo bene, come costituisca dalla Vecchia Fattoria ai giorni nostri un must degli ascolti. Possiamo giocare con figli, nipotini e amichetti del cuore, consapevoli che gli animali hanno una forte passione per la linguistica e hanno sviluppato il loro modo di comunicare a seconda del paese in cui vivono. Ad esempio un maialino tedesco esordirà al suono di "grunz", mentre l’inconfondibile "gut gut gdak", altro non potrà segnalare che una gallina turca in arrivo! Ogni lingua cerca, infatti, di imitare i suoni con i mezzi di cui dispone, ovvero le consonanti e le vocali. Ci sono associazioni di suono (i fonemi) che per un giapponese saranno più facili da realizzare e riprodurre. Tanto che, se la lingua italiana troverà più semplice utilizzare le lettere M-I-A-O per cercare di riprodurre il verso del gatto è incontrovertibile che la lingua giapponese trascriverà il richiamo del micio con: N-Y-A-N N-Y-A-N.
Animali dunque globe-trotter e poliglotti. E in un gioco linguistico divertente, la gallina farà: “pog pog”, “cot cot codèc” e il più noto “coccodè”; il gallo declinerà il suo imperioso “chicchirichì” in “cockadoodledoo”, “kikeriki”, “cocorico”, “kiquiriquì”; il pulcino tradurrà il suo “pio pio” con il francese “cui cui”, il tedesco “piep piep”, l’inglese “cheep cheep”.
In un tale contesto persino l’enigmatico e popolarissimo: ma il coccodrillo come fa? - un enigma che continua ad infiammare la curiosità infantile - si potrà trasformare in esperienza multi-verso perché se fosse un coccodrillo italiano a mangiarsi la preda in un sol boccone il suono sarà: "gnam", se invece sarà inglese farà "snap", spagnolo: "clap" e tedesco "klap"!
In tal modo, si solleciterà nei piccoli il fascino verso sonorità misteriose e suggestive, obbedendo, involontariamente, a quel fondamentale assunto educativo che consiste nel promuovere nei bambini, fin da molto piccoli, un atteggiamento di apertura e di rispetto nei confronti di altre lingue, di altre piante, animali e genti. Considerato, infatti, le caratteristiche dello sviluppo nei primi tre anni di vita, un tale gioco di suoni permette loro di condividere precocemente e di vivere come una ricchezza la presenza di suoni, colori, espressioni che si “parlano” in altri luoghi. Così, forse, il confronto e il dialogo tra bambini e suoni può aiutare a superare i pregiudizi culturali, le barriere della paura e della disinformazione, perché – come recita un proverbio indiano: “Con i nostri occhi vediamo il mondo intero eccetto i nostri stessi occhi”.