PSICOLOGIA
La rabbia è una delle emozioni primarie universali, che viene percepita sin dall’infanzia e risulta molto complessa da riconoscere e da gestire, soprattutto per i bambini più piccoli. Si tratta di uno stato affettivo intenso che si attiva in risposta a stimoli sia interni che esterni ed è legata in senso generale ad un istinto di difesa e alla percezione di un’ingiustizia. Tra le cause più frequenti possiamo identificare la frustrazione, l’imbarazzo, la delusione, la tristezza, l’insicurezza, l’impazienza, la paura, ma anche la stanchezza, la fame, la voglia di ottenere o evitare qualcosa, non riuscire a svolgere un’attività desiderata.
In particolare, i bambini piccoli non conoscono ancora pienamente queste sensazioni e non sono in grado di comprendere cosa le scatena e come affrontarle ed è per questo che non sono competenti nel gestirle, tanto che talvolta questa difficoltà viene sfogata anche fisicamente contro gli altri. Va anche sottolineato che per i bambini di età sotto i 3 anni la risposta fisica, come dare una botta o scalciare, è da considerarsi una reazione istintiva a emozioni intense, compresa la gioia.
Se da un lato è in ogni caso necessario, per un corretto equilibrio psicofisico e quindi per il benessere del bambino, che le emozioni siano esternate per evitare possibili e sgradevoli conseguenze (es. mal di testa, mal di pancia, difficoltà nel sonno, ecc…), dall’altro è altrettanto fondamentale che l’espressione delle proprie sensazioni interne sia effettuata in modo adeguato evitando manifestazioni più aggressive e fisiche (es. calci, pugni, morsi, ecc…).
Definire quest’ultimi comportamenti come inadeguati, non sta ad indicare una condotta socialmente inaccettabile da censurare o una problematica caratteriale, ma si riferisce al contrario alle conseguenze emotive che queste reazioni di rabbia comportano nel bambino stesso, poiché, percependo sensazioni che non riesce a controllare e che riconosce come sbagliate e spiacevoli, si preoccupa e si spaventa.
Come possiamo dunque aiutarli a riconoscere e a gestire la rabbia?
Innanzi tutto è necessario sottolineare l’importanza che assume il comportamento degli adulti di riferimento, ma anche quello di fratelli e sorelle, poiché per i bambini l’osservazione delle loro azioni rappresenta un esempio da imitare e di fatto un canale di conoscenza delle emozioni e di come accoglierle, affrontarle e modularle. Pertanto risulta utile verbalizzare con i propri figli cosa sentiamo e cosa ha scatenato le nostre reazioni, senza minimizzare o sorvolare su quelle più forti. Il messaggio da trasmettere è che arrabbiarsi è normale, anche per gli adulti, ma che sia comunque necessario avere un comportamento adeguato e rispettoso degli altri.
Quando un bambino mette in atto manifestazioni di rabbia considerate preoccupanti e allarmanti, risulta utile non aggredire con rimproveri o punizioni, ma piuttosto aiutarlo a comprendere cosa stia accadendo, a riconoscere che quello stato emotivo è l’espressione della rabbia e ad identificare i motivi che l’hanno scatenata, riconoscendola come emozione adeguata, ma sottolineando che reazioni fisiche contro gli altri o anche contro se stessi (es. darsi botte sulla testa) non sono corrette e che possono farlo stare ulteriormente male.
Può essere utile aiutarlo nella descrizione di ciò che sta provando, suggerendo immagini o metafore che possano rappresentare il suo vissuto, al fine di farlo sentire accolto e compreso, ma anche per fornirgli strumenti per elaborare le sensazioni sgradevoli, compreso suggerire strategie alternative. Altrettanto efficaci risultano l’impiego di esercizi di respirazione e di tecniche di rilassamento che potrebbero essere insegnate anche nei contesti scolastici, così come attività fisiche, il disegno o il gioco per diminuire il livello di tensione.
È ovvio che non è sufficiente dire ad un bambino di non mettere in atto comportamenti aggressivi affinché questi vengano interrotti; si tratta infatti di un processo di conoscenza di sé e dei propri stati emotivi che richiede un tempo diverso per ciascun bambino, poiché dipende da vari fattori individuali, comprese le sue capacità cognitive e abilità relazionali. È un processo di crescita che deve essere volto anche a stimolare lo sviluppo dell’empatia e della sensibilità di comprendere cosa prova l’altro se picchiato. Offrendo ascolto e vicinanza questi comportamenti diminuiranno via via che il bambino avrà acquisito e affinato competenze emotive più mature e sarà capace di regolare meglio le proprie emozioni e di avere maggior autocontrollo comportamentale.
In generale è consigliabile provare a contenere il bambino arrabbiato con abbracci, carezze e parole di incoraggiamento, usando un tono calmo, rilassante e non giudicante, ma anche di chiedergli cosa potrebbe essere utile per calmarsi in quel momento, coinvolgendolo attivamente nella gestione della sua rabbia.
Nei casi in cui la frequenza e l’intensità di comportamenti aggressivi verso gli altri o se stessi da parte dei bambini fossero elevati e presenti in più contesti (es. scolastico, familiare, sportivo), è consigliabile rivolgersi ad uno specialista per riflettere sulla necessità di intraprendere un percorso psicoterapeutico e/o una valutazione neuropsicologica per un inquadramento diagnostico più specifico.