BUONO A SAPERSI
Se da un lato è dimostrato che l’esposizione passiva a contenuti educativi durante l’infanzia non porta benefici per la crescita (come avveniva con i vecchi CD e vale ancora per i video online fruiti senza interazioni), è altrettanto provato che l’utilizzo dei dispositivi digitali non rallenta lo sviluppo neurocognitivo né causa problemi sociali in età adolescenziale. Il fattore chiave nell’impatto delle esperienze digitali è l’ambiente relazionale in cui si verificano. Quando un bambino condivide un gioco o uno strumento educativo con un adulto, con i fratelli più grandi o con i compagni di classe, possono essere osservati effetti positivi. Il dispositivo digitale diventa quindi uno strumento attraverso il quale scambiare esperienze e conoscenze.
Fin dalla prima infanzia, i bambini iniziano a esplorare e a utilizzare vari strumenti tecnologici per creare significato all’interno del loro contesto culturale e sociale, districandosi tra le pratiche e le barriere esistenti nei luoghi primari di interazione che sono tipicamente le loro case. Le pratiche e le barriere riguardano anche la gestione dei dispositivi digitali all’interno della famiglia che risulta influenzata dalla competenza dei genitori, dalle norme implicite e dallo stato socioeconomico della famiglia.
Minori sono le competenze digitali più crescono le paure e più i dispositivi sono utilizzati per tenere impegnati figli e figlie, per evitare che litighino e per ridurre lo stress genitoriale. Si arriva a sfruttare i dispositivi come ricompense o punizioni, anziché integrare in modo costruttivo le attività e le relazioni digitali con quelle non digitali.
Con l’ingresso alla scuola dell'infanzia, l’integrazione può essere ancora una volta incoraggiata o ostacolata in base alle pratiche didattiche e alle barriere presenti nell'istituto, incluse quelle infrastrutturali. L’ampia disparità nelle prime pratiche digitali non può fare a meno di incidere in modo diseguale sulle abitudini e sulle regole interiorizzate, nonché sulle opportunità di sviluppare competenze multimodali durante la crescita.
Due sono gli aspetti che di solito vengono trascurati quando si parla di educazione digitale precoce.
Il primo è che fin dai primi anni di vita, la presenza dei dispositivi digitali fa sviluppare un’alfabetizzazione digitale sommersa e autodidattica costellata di apprendimenti di azioni e conoscenze che passano inosservati alle persone adulte. Tali pratiche andrebbero maggiormente studiate per comprendere come bambine e bambini organizzano il proprio spazio digitale e lo integrano con quello non digitale. Ad esempio, come nei disegni e nella narrazione di storie seguono svolgimenti che sono tipici dei videogiochi o ne includono personaggi e contenuti.
L’altro aspetto è il ruolo dei genitori come modello di comportamento che viene ricoperto per lo più in modo inconsapevole. Difatti, almeno nei primi anni, quando le influenze dei coetanei non sono pressanti come nell’adolescenza, le modalità di interazione dei genitori e delle persone adulte di riferimento con i propri dispositivi modella il comportamento di bambine e bambini, instaurando abitudini più o meno virtuose che saranno mantenute nelle età successive. La prima infanzia sarebbe proprio l’età in cui imparare ad integrare le diverse attività nei diversi spazi – digitale e non – in modo da sviluppare regole e consapevolezza d’uso. Pertanto, non si può pretendere dai propri figli che gestiscano responsabilmente i dispositivi se non si è in grado di farlo proprio davanti a loro.
Il modo migliore per adattarsi ai cambiamenti in atto nell’istruzione, nelle relazioni, nel lavoro e nel tempo libero è imparando a combinare le esperienze digitali e non. Questo è possibile incrementando le proprie competenze digitali e riducendo via via le paure irrazionali e l’ansia collettiva alimentata di continuo dai messaggi allarmistici dei media. Gli spazi pubblici come le scuole, le biblioteche, i centri di aggregazione potrebbero essere il luogo ideale per disseminare pratiche responsabili e strategie per costruire spazi digitali sicuri a tutte le età. In tal modo risulterebbe garantito un equo accesso all’alfabetizzazione digitale a alle opportunità di sviluppo armonico delle abilità tecniche e del senso civico all’interno della comunità.