A PROPOSITO DI FELICITÀ

a cura di Manila Bonciani, responsabile del Laboratorio prevenzione e promozione del benessere nella comunità

Secondo un proverbio africano, per crescere un bambino serve un intero villaggio, a significare che la responsabilità della crescita e dello sviluppo del potenziale di ciascun bambino ricade non solo sulla famiglia, ma su una rete più articolata di attori che agiscono nei contesti in cui lo stesso bambino vive.
Certamente la dimensione comunitaria - che può essere racchiusa nell’immaginario del villaggio - può sembrare distante dal modello individualista e frammentato delle relazioni umane che caratterizza l’attuale società. Ma la forza evocativa del proverbio richiama proprio la necessità di far interagire e collaborare tra loro una molteplicità di soggetti per prendersi cura ed educare bambini e adolescenti, nell’ottica di costruire una vera e propria comunità educante attenta ai loro bisogni e aspirazioni.

Chi possiamo ritrovare in questa comunità educante? Ne entrano a far parte tutti coloro che si occupano a vario titolo di ragazzi e ragazze, chiunque voglia impegnarsi e assumersi la responsabilità di contribuire alla loro crescita, anche partendo dal semplice mettersi in ascolto e osservazione, e favorendo la costituzione di ambienti di vita accoglienti, che possano fornire stimoli e opportunità di arricchimento cognitivo ed emotivo e che permettano di intessere relazioni positive.

Certamente la scuola è un perno fondamentale della comunità educante, in quanto prima agenzia deputata alla formazione dei giovani, non solo di tipo didattico, ma anche nella sua dimensione socio-affettive e sul piano civico. Sono chiamate inoltre a giocare il loro ruolo nella comunità educante le altre istituzioni, come gli enti locali, i servizi socio-sanitari, le università, ma anche gli attori del terzo settore e le associazioni che coinvolgono a vario titolo i ragazzi e le ragazze.
Il ruolo chiave rimane tuttavia quello della famiglia, che deve superare la tendenza all’isolarsi e richiudersi in sé stessa nel processo educativo dei figli e farsi invece promotrice di alleanze con gli altri attori, che a loro volta dovrebbero cercare di essere di supporto alla famiglia e non farla sentire sola nelle difficoltà che questa può incontrare, soprattutto nell’ancor più nel difficile compito di sostenere lo sviluppo del potenziale di salute e felicità dei propri figli.

Uno dei compiti importanti che la comunità educante è chiamata ad assolvere, infatti, è quello di porre attenzione al benessere di bambini e adolescenti, compito sempre più urgente adesso che si osservano molti ostacoli e tante incrinature rispetto alla loro effettiva possibilità di goderne. La comunità educante nella sua interezza dovrebbe quindi rafforzare le proprie capacità di identificare i diversi segnali del disagio che i ragazzi esprimono e le diverse modalità per rispondervi adeguatamente in maniera tempestiva, ma soprattutto dovrebbe unire i propri sforzi per favorire la costruzione di ambienti in cui i ragazzi possano esprimersi serenamente, affrontando le necessarie fatiche della crescita, accettando anche le delusioni che essa a volta comporta, ma riuscendo a rallegrarsi del percorso che stanno compiendo nel definire la propria identità.