BUONO A SAPERSI

a cura del dottor Simone Pancani, chirurgo, Sosa Centro ustioni AOU Meyer Irccs

Si tratta di una patologia tipica delle belle giornate, con tre protagonisti ben definiti e caratterizzati: un adulto (padre, madre, nonno non importa), un bambino/a e… una bicicletta.
Lo scenario è sempre lo stesso e i primi due dei tre protagonisti sopra citati si fanno vedere con sempre maggiore frequenza nei pronto soccorso quando le giornate iniziano a diventare soleggiate e le temperature miti e gradevoli: dopo i mesi invernali cosa di meglio di una rilassante girata in bicicletta?

Esterno giorno. Padre o madre in sella alla bicicletta, pargolo/a assicurato nell’apposito seggiolino. Tutto va bene fino a quando il piccolo passeggero inavvertitamente infila il piede tra i raggi e la forca della ruota, provocando per lo più la rovinosa caduta a terra dell’intero equipaggio.
Interno giorno (o notte). Al pronto soccorso arriva il genitore coinvolto nel sinistro che, oppresso dai sensi di colpa, accompagna il figlio per essere visitato. La situazione clinica è praticamente sempre la stessa: la caviglia del bambino è gonfia, dolorante, ecchimotica e vicino al malleolo esterno è presente una ferita di non grandi dimensioni però quasi invariabilmente molto profonda. La radiografia per lo più esclude lesioni dell’osso, che comunque possono essere presenti nei casi più gravi. La caviglia viene quindi immobilizzata e la ferita medicata.

I piccoli pazienti nei giorni successivi al trauma possono avere difficoltà a camminare e la caviglia può continuare a essere molto gonfia anche in assenza di lesioni ossee; questa situazione in linea di massima non deve comunque preoccupare più di tanto ed i tempi di recupero possono variare da bambino a bambino.
Si tratta come si diceva di lesioni non estese e molto profonde che necessitano di un trattamento adeguato e di tempi di guarigione quasi sempre piuttosto lunghi (fino anche a un mese).

In pratica è prima necessario “ripulire” con apposite creme il fondo della ferita dal tessuto necrotico, conseguenza del trauma da schiacciamento e poi utilizzare delle medicazioni che favoriscano la crescita di quello nuovo. In alcuni casi (fortunatamente molto pochi in verità) può essere addirittura necessario ricorrere all’intervento chirurgico per cercare di ottenere la guarigione in tempi accettabili. Non bisogna infatti dimenticare che qualsiasi lesione della cute di una certa gravità, se non guarisce entro un certo numero di giorni (15 – 18), può lasciare delle cicatrici che in prossimità delle articolazioni (vedi appunto la caviglia) potrebbero causare nei mesi a venire dei problemi di mobilità.

Senza ovviamente volere colpevolizzare l’incolpevole adulto, sfortunato comprimario della vicenda e, a maggior ragione, i vantaggi indiscutibili della attività ciclistica, da tutto quanto detto appare comunque chiaro che le lesioni da raggi di bicicletta non devono assolutamente essere sottovalutate ed è bene che vengano valutate e seguite da personale adeguatamente preparato proprio per garantire un processo di guarigione il più veloce e regolare possibile.