CURIOSITA'
Sono sempre più numerosi i genitori che, attenti ai suggerimenti che arrivano dalla comunità scientifica, avvicinano i piccoli all’apprendimento dell’inglese sin dalla primissima età. Ne abbiamo parlato con Irene Crociani e Anita Barbanotti, logopediste del Meyer. Partiamo da una precisazione: ci sono i bambini bilingue veri e propri, che sin da neonati apprendono simultaneamente l’italiano insieme a una seconda lingua (è il caso di chi ha almeno uno dei due genitori madrelingua straniero) e poi i bambini che, invece, un altro idioma lo apprendono in un secondo momento, come seconda lingua. In questo secondo caso, che è quello sul quale ci concentriamo qui, gli esperti nell’acquisizione del linguaggio in età evolutiva sono concordi: “L’esposizione precoce del bambino a una seconda lingua è senz’altro una cosa positiva, perché nei primi tre anni di vita il cervello dell’essere umano ha una plasticità destinata a perdersi, che dunque va sfruttata”, spiega la dottoressa Crociani.
Audiolibri e dintorni. Che strumenti ha un genitore per avvicinare il bambino, nella quotidianità di casa propria, a una seconda lingua – supponiamo sia l’inglese - fin da quando è davvero piccolo? “Quello che i genitori possono fare è abituarlo ai suoni dell’inglese attraverso ‘bagni sonori’: gli si può proporre l’ascolto di filastrocche, canzoni o letture. In questo modo, attraverso il gioco, il bambino maturerà una sensibilità all’ascolto della nuova lingua e alla sua corretta pronuncia”.
Un aiuto valido, in questo senso, sono gli audiolibri in inglese: “Ascoltando e, contemporaneamente, guardando le figure, il bambino potrà immergersi nei suoni nuovi , magari affiancato dal genitore che gli traduce quello che il cd propone in inglese, indicandogli le illustrazioni”, continua la logopedista. In questo modo i disegni forniranno una traduzione immediata, visiva, e quindi di più facile comprensione e memorizzazione per i bambini.
Occhio alle aspettative. Ma c’è una questione alla quale occorre porre molta attenzione: le aspettative dei genitori. “È importante non forzare il bambino alla ripetizione, cercare di rimanere nella sfera del gioco, senza aspettarsi che dall’oggi al domani padroneggi la lingua, ma rispettando i suoi tempi”, avvertono la logopediste.
…e a tablet and co. Altro aspetto da non trascurare: “Molti strumenti come i tablet o i computer giocattolo destinati ai bambini offrono programmi per imparare l’inglese: è importante che il genitore non li lasci passivamente nelle mani dei figli, ma faccia da filtro, giocandoci insieme a loro”.
Per i più grandicelli. E quando invece i bambini sono più grandicelli e si avvicinano alla scrittura e alla lettura, occorre che l’insegnamento dell’inglese segua una precisa direzione: “Mentre l’italiano ha una buona corrispondenza tra come si scrive e come poi si pronuncia, l’inglese è una lingua cosiddetta ‘opaca’, che si scrive in un modo e si pronuncia in un altro. Per questo, per non confondere le idee al bambino, è importante partire dai dialoghi, dall’oralità per avvicinarlo al nuovo idioma, senza pretendere troppo da subito”.