IL GIOCO È UNA COSA SERIA
Un gioco antico sempre a portata di mano; un antidoto naturale alla noia, un evergreen a km0, un gioco letteralmente acqua e sapone. Sì, stiamo parlando proprio delle bolle di sapone.
Un gioco che viene da lontano, perché se nel ’61 le mille bolle blu di Mina spopolarono a San Remo, al museo del Louvre è conservato un vaso etrusco su cui sono dipinti alcuni bambini che soffiano dentro cannucce, divertendosi a fare le bolle di sapone. E non c’è personaggio cult dell’infanzia che non si sia misurato con queste sfere perfette. Qui Quo Qua guadagnarono la copertina su un numero di Topolino del ’62, Cipollino (di Rodari) le ebbe compagne in molte vicende, Giovannino Perdigiorno si avventurò nel paese degli uomini di sapone… e persino Calvino le omaggiò nel suo Marcovaldo. In più, vuoi perché la loro indiscutibile fragilità le ha rese simboliche della caducità delle umane cose, vuoi perché le iridescenze che si formano sulla loro superficie suscitano, in grandi e piccini, sorpresa e meraviglia, molti celebri “pennelli”, da Chardin a Manet, si sono cimentati con le bolle di sapone. Ma occhio! ci sono scienziati che - alla ricerca delle forze che le modellano e che le mantengono in equilibrio – continuano a studiarle come un coinvolgente fenomeno fisico.
Allora anche noi sgranchiamo il cervello! E se è vero come sosteneva Einstein che “I grandi scienziati sono sempre anche artisti” perché non proporre a ragazzine e ragazzini giochi che consentano di trasformare la fisica in arte prêt à porter?
Chi ha mai detto, infatti, che la divulgazione scientifica debba per forza passare attraverso una vera e propria spiegazione e non possa essere semplicemente un’intuizione, un invito a condividere un’esperienza, ciascuno con i propri mezzi? È proprio la dimensione di vivere la scienza che bisognerebbe incoraggiare, facendo leva sull’attitudine indagatrice tipica dei ragazzini.
Ovvio che giocando con acqua sapone cannucce e alcune varianti artistiche non sarà difficile spronare la loro curiosità sull’aspetto chimico-fisico di queste oniriche sfere, su quali enigmi matematici poggia la piccola area di superficie tesa tra i due punti o i due confini; e ancora: sulla loro bagnabilità, pressione e tensione interna, sulla rifrazione, eccetera eccetera… Concettualizzazioni certo complesse eppure tremendamente intriganti.
Iniziamo facendo una “scultura-cupola” di bolle di sapone: una grande cupola che abbia la leggerezza dell’iride e la robustezza della roccia!
Servono: cannuccia oppure un filo di ferro circolare saldato a una bacchetta lunga; sapone per bolle (100 gr. di sapone detersivo liquido, 75 gr acqua distillata, 50 gr di glicerina, 1 cucchiaino di zucchero a velo: mescolare il tutto e far riposare per due giorni), un tavolo liscio e bagnato.
Per prima cosa bisogna inumidire l’esterno della cannuccia. Dopo averla intinta nel sapone, si procede coprendone un’estremità. Poi si appoggia l’estremità saponata al tavolo umido e piano piano si soffia e lentamente si estrae la cannuccia. Le bolle escono, si appoggiano e, sovrapponendole l’una all’altra, si crea una grande cupola.
Diversamente, se vorrete trasformare le bolle in un dipinto, è sufficiente aggiungere all’acqua e sapone due cucchiai di colore a tempera. Basterà successivamente soffiare con la cannuccia per creare un mucchio di bolle.
Per dare alla luce l’opera d’arte, si dovrà poggiare delicatamente un foglio di carta sulle bolle - che nell’impatto scoppieranno - e lasciarlo asciugare.
Garantiamo uno sbigottente effetto Pollock!