PAROLA DI ESPERTO
Il sonno dei figli nei primi mesi di vita rappresenta uno dei problemi più comuni per i genitori e una delle cause più frequenti di consultazione del pediatra.
Nel neonato il sonno rappresenta una necessità primaria, è essenziale per favorire il controllo delle funzioni interne, per lo sviluppo dell’autoregolazione e per la progressiva maturazione cerebrale. L’evoluzione del sonno e la capacità di organizzare un buon ritmo sonno-veglia sono parte dello sviluppo psicomotorio del bambino. La capacità di addormentarsi, come quella di alimentarsi, di muoversi e anche di consolarsi, è già presente alla nascita; tuttavia, i bambini nei primi mesi di vita spesso hanno bisogno di aiuti da parte dei genitori per organizzare il loro comportamento e soddisfare al meglio le proprie necessità.
Le caratteristiche del sonno con fasi di sonno Rem (rapid eye movement) e sonno non Rem, che saranno poi presenti per tutta la vita, si iniziano a sviluppare già nella vita fetale, dal terzo trimestre di gravidanza. Il sonno Rem è quantitativamente predominante nelle prime fasi della vita, periodo in cui lo sviluppo cerebrale è più rapido; si alterna con il sonno non-Rem in cicli che hanno nel neonato una durata di circa 40-60 minuti, cioè leggermente minore rispetto ai bambini più grandi ed agli adulti.
Nel neonato sono riconoscibili inoltre stati comportamentali definiti come fasi di sonno e di veglia; nel sonno si riconoscono fasi di sonno attivo o “leggero”, durante il quale il neonato presenta anche stiracchiamenti sorrisi, smorfie e respiro più irregolare e fasi di sonno quieto o “profondo”, in cui il bimbo è fermo con respiro regolare.
Nei primi mesi di vita, i bambini dormono quantitativamente di più, nel primo mese di vita fino a 15-18 ore al giorno, ma in modo frammentato, alternando cicli di sonno costituiti da una brevissima fase di sonno leggero (5-10 minuti) seguita da una di sonno profondo (20-25 minuti) e poi nuovamente da sonno leggero di altri 25-30 minuti. Alla fine di un ciclo può esserci un risveglio o iniziare subito il ciclo successivo. I cicli di sonno-veglia sono distribuiti nell’arco della giornata, ma possono variare molto da un bambino all’altro e sono generalmente piuttosto imprevedibili: solo a partire dai 2-3 mesi di vita inizia un ritmo sonno-veglia più regolato dai cicli della luce, e il sonno notturno gradualmente si allunga. Nei primi mesi, anche la quantità di aiuti necessari ad addormentarsi varia secondo caratteristiche individuali. Variabili in quantità, ma fisiologicamente sempre presenti, sono anche i risvegli, cioè il passaggio da uno stato di sonno a uno di veglia: molto diversa fra bambino e bambino è soprattutto la capacità di riaddormentarsi una volta soddisfatti i propri bisogni (esempio dopo una poppata) e di proteggere il proprio sonno da stimoli disturbanti esterni (variazioni della luce, rumori, perdita del contatto) o interni (rigurgiti, movimenti intestinali). Alcuni neonati possono essere particolarmente sensibili, avere maggiori difficoltà nell’acquisire un ritmo, essere più irritabili e difficili da consolare.
Nelle prime fasi della vita è bene proteggere il sonno del neonato, evitando di svegliarlo per la poppata a orari fissi, è importante imparare a riconoscere i segnali che ci manda attraverso il suo comportamento favorendo la sua autoregolazione; inoltre, specie in caso di neonati che hanno difficoltà a mantenere gli stati di sonno, può essere opportuno riposare in luoghi tranquilli, evitando rumori e luci forte, al buio la sera per favorire i ritmi circadiani.
Nei mesi successivi è bene non stimolare eccessivamente il bambino prima di fargli fare la nanna e non aspettare che sia totalmente esausto per provare a farlo dormire. Creiamogli intorno un ambiente che faciliti il rilassamento, con poche voci, pochi rumori e una luce soffusa; i movimenti lenti e ripetitivi aiutano a calmare e addormentare i bambini: cullare, camminare avanti e indietro, massaggiare, accarezzare, sussurrare una ninnananna, così i rumori dolci e ripetitivi, sono tutti accorgimenti che possono essere adottati. Ricordiamo che ogni bambino è diverso, che non esistono regole universali, ma in ogni modo cerchiamo di tenere un comportamento tranquillo che trasmetta serenità al bambino.