PSICOLOGIA
In un mondo come quello di oggi, in cui prende sempre più spazio la digitalizzazione e lo schermo fa sempre più da barriera alla pura espressione dei sentimenti, risulta fondamentale educare e coltivare l’affettività. Quello che scorre sui pc e sugli smartphone porta a pensare e perfino a convincere che la vita sia pratica, immediata, semplice: è tutta questione di un click.
La vita però, purtroppo o per fortuna, è tutto meno che semplice e immediata. La conseguenza di questo processo di dilatazione dei confini di ciò che è virtuale e della sua sovrapposizione con la vita reale è che i giovani nati e cresciuti durante l’era della digitalizzazione – la cosiddetta Generazione Z - stanno diventando sempre più analfabeti da un punto di vista emotivo. Non sono più abituati a sentire, non sono più allenati a cogliere quell’emozione, a comprendere quel sentimento. E il non (ri)conoscere, non essere capaci di esprimere ciò che si prova, porta inevitabilmente alla paura: i giovani sono terrorizzati di fronte alle emozioni, all’affettività, all’amore.
Se da un lato questo è protettivo e anestetizzante, dall’altro è estremamente pericoloso, perché i giovani ricevono quotidianamente una quantità enorme di stimoli e input ma senza le istruzioni per viverli, per capirsi e per capire.
Appare quindi più attuale ed urgente che mai rimettere al centro l’educazione affettiva, che nasce, prima di tutto, all’interno del nucleo familiare. Essere un genitore rappresenta un lavoro a tempo pieno che richiede attenzione ed impegno sotto molti aspetti; l’educazione all’affettività è uno degli insegnamenti più preziosi che si possano dare a un figlio, perché significa imparare ad avere cura del proprio cuore cercando allo stesso tempo di avere cura anche del cuore degli altri, presupposti basilari per instaurare relazioni sane e funzionali con sé stessi e con gli altri, in tutto l’arco della vita.
Educare all’affettività favorisce lo sviluppo dell’intelligenza emotiva, di cui fanno parte la consapevolezza delle proprie sensazioni, emozioni e sentimenti, il controllo degli impulsi emotivi, la capacità di comprendere le conseguenze delle proprie azioni e di condividere i propri sentimenti, potendo comprendere quelli altrui.
Secondo una delle più famose teorie psicologiche, alla base di un processo di crescita considerato funzionale vi è la presenza di uno stile di attaccamento sicuro tra genitore (o caregiver) e bambino, che gli permette di costruire dentro di sé la certezza della stabilità della presenza dell’altro, anche in sua assenza. Il bambino potrà crescere con la sicurezza di potersi allontanare, di poter esplorare il mondo, potendo tornare sempre al nido sicuro. Conoscere l’amore all’interno delle relazioni primarie rappresenta quindi una buona palestra per interiorizzare ed imparare l’amore.
Nella prima relazione con il genitore il bambino può trovare o meno una risposta ai suoi bisogni affettivi primari universali: amore, cura, stabilità, accettazione, approvazione, empatia, autonomia, espressione emotiva, gioco. Se questi bisogni non vengono accolti e soddisfatti, si creano nel bambino delle lacune che nel tempo possono dare luogo a difficoltà relazionali. La presenza del caregiver stabile, costante e amorevole permette al bambino di crescere emotivamente sviluppando la credenza di essere amato e di potersi fidare dell’”Altro”, presupposti basilari per lo sviluppo dell’autonomia, del senso dell’identità e per la creazione di relazioni funzionali.
Da un punto di vista pratico, durante i primi anni dello sviluppo l’affettività può essere favorita da strumenti quali storie o fiabe che permettono ai bambini di immedesimarsi con i personaggi dei racconti, facendo leva sulla loro fantasia, celando però profondi significati. Su questa linea, stanno prendendo spazio anche film e cartoni per bambini che mirano all’alfabetizzazione e alla conoscenza delle emozioni.
Le emozioni, tutte, sono utili e necessarie; non esistono emozioni buone ed emozioni cattive, esiste l’uso funzionale o non funzionale di esse.
Conoscerle, capire da cosa derivano, riuscire a diventare “amici” delle emozioni, è un processo lungo che spesso richiede una vita intera; ma crescere con un genitore che ci insegna a riconoscerle, a regolarle ed a sviluppare un pensiero non giudicante nei loro confronti rappresenta il primo e fondamentale punto di partenza per lo sviluppo successivo di tutto ciò che dalle emozioni deriva.
Costruire un’identità affettiva sana e funzionale è un processo che accompagna ogni individuo durante tutto il corso della vita; iniziare a conoscere la lingua dell’affettività fin dalle prime relazioni che instauriamo nel mondo rappresenta un buon punto di partenza per lo sviluppo della capacità di entrare in relazione con noi stessi e con gli Altri. Che poi in fondo, della relazione, fa parte ogni aspetto della vita.