BUONO A SAPERSI

a cura del dottor Giuseppe Cucca, responsabile Ortopedia pediatrica AOU Meyer Irccs

La malattia di Osgood-Schlatter è una causa comune di dolore nella regione anteriore del ginocchio, nella zona in cui il tendine rotuleo si attacca alla tibia (tuberosità tibiale anteriore). Si tratta di una patologia da sovraccarico (overuse) ed è tipica dei ragazzi (più maschi, ma non solo) soprattutto durante le fasi di rapido accrescimento, quando ossa, muscoli, tendini e altre strutture cambiano rapidamente. Lo scheletro in accrescimento presenta (in particolare alle estremità delle ossa lunghe) le “cartilagini di accrescimento” cioè delle zone di tessuto che non è ancora osso ma, appunto, cartilagine, che ha esattamente il compito di “allungare” i diversi segmenti ossei.

A differenza delle ossa, gli altri tessuti come muscoli e tendini non presentano un equivalente della “cartilagine di accrescimento”: il loro allungamento è sempre “all’inseguimento” dell’osso che “si tira dietro” muscoli e tendini. Questi ultimi sono quindi sempre intrinsecamente “corti”, tanto più nelle fasi in cui le ossa si sono allungate più velocemente, cioè in corrispondenza degli scatti di crescita. Inoltre la zona di origine/inserzione di tanti muscoli/tendini è proprio a livello di una zona di osso non ancora maturo ma, appunto, caratterizzata da una “sporgenza” con una sottostante cartilagine di accrescimento (si chiamano “apofisi”). Ciò che permette a muscoli e tendini di allungarsi “armoniosamente” con lo scheletro sono due ingredienti, entrambi indispensabili: attività motoria/sportiva ed esercizi di stretching/allungamenti.
Durante l’età dell’accrescimento i nostri figli e figlie dovrebbe passare almeno 2 ore al giorno a muoversi (correre, pedalare, nuotare, saltare, etc).

Quando invece, purtroppo, non fanno una adeguata attività motoria (per quantità ma anche per qualità, visto che spesso negli allenamenti delle varie discipline si tende a privilegiare altri aspetti più “tecnici” mentre la parte di “preparazione atletica/stretching/allungamenti” tende a passare un po’ in secondo piano) si possono creare delle situazioni di sofferenza a livello di queste apofisi, che subiscono una sollecitazione meccanica eccessiva (overuse), a cui il corpo risponde come può. Innanzitutto mandando un segnale d’allarme (il dolore) e poi con l’infiammazione (gonfiore, arrossamento). Questo può anche portare ad una stimolazione eccessiva della cartilagine d’accrescimento, che reagisce producendo più osso di quanto dovrebbe e nel posto sbagliato (il “soprosso” come lo chiamavano le nonne).
A seconda del tipo di sport praticato questo problema potrà manifestarsi a livello della tuberosità tibiale anteriore, cioè l’inserzione del tendine rotuleo sulla tibia, e questo prende il nome di malattia di Osgood-Schlatter, oppure a livello dell’origine del tendine rotuleo al polo inferiore della rotula, e in questo caso si chiama malattia di Sinding-Larsen-Johansson, oppure a livello dell’inserzione del tendine d’Achille e in questo caso avremo la malattia di Sever (tallonite), o ancora all’origine dei muscoli flessori della coscia, in regione ischiatica (l’osso del bacino su cui ci appoggiamo quando siamo seduti) e in questo caso si chiamerà malattia di Van Neck-Odelberg.

Altre sedi relativamente meno frequenti sono l’origine del muscolo retto femorale, all’inguine (SIAI, spina iliaca antero-inferiore) o l’inserzione dei muscoli rotatori dell’anca a livello del grande trocantere (regione laterale dell’anca). La diagnosi di queste condizioni si basa soprattutto su un attento esame clinico da parte dello specialista, ma talvolta può essere indicato eseguire ulteriori accertamenti (Ecografia, Rx, talvolta anche RMN) soprattutto per escludere altre patologie. Il trattamento di queste condizioni può prevedere qualche giorno di riposo e anche di terapia antinfiammatoria, nei casi più acuti, seguiti però subito da un periodo (che può essere di alcune settimane ma anche fino a qualche mese) di “modifica” dell’attività sportiva.

Occorre cioè fare regolarmente (almeno 1 ora al giorno) delle attività senza salti e corsa, soprattutto nuoto, bicicletta, passeggiate accompagnati ad un buon programma di stretching (talvolta anche di rinforzo muscolare), che deve essere sempre impostato e guidato da un professionista (fisioterapista), e proseguito poi dal ragazzo/ragazza anche al domicilio.
Nel caso della tallonite sono importanti anche le calzature. Un errore tipico è il ritorno all’attività sportiva precedente (calcio, basket, tennis, pallavolo) non appena il dolore è scomparso (o addirittura quando questo si è solo “ridotto”): il risultato è molto spesso la recidiva. Il ritorno all’attività sportiva precedente non deve avvenire prima di avere avuto almeno 2 settimane completamente libere da sintomi.