PSICOLOGIA

a cura della dottoressa Rosanna Martin, servizio di Psicologia ospedaliera AOU Meyer Irccs

Il senso di responsabilità nel diventare genitori assume un valore immenso. Grazie all’identificazione dei bambini nei genitori, tutto ciò che facciamo o non facciamo ci apparirà prima o poi sotto varie forme, nel comportamento dei nostri bambini. Da qui l’idea che anche lati del carattere o del comportamento siano iscritti in un’elica dispettosa che ci ripropone anche aspetti di noi genitori che non vorremmo avere o essere. I modelli genitoriali sono ad oggi molto cambianti rispetto a tempo fa, anche la psicologizzazione di massa ha contribuito a mitigare alcune spigolosità educative come l’eccessiva rigidità, l’eccesso di misure educative, la separatezza fra generazioni, ma sappiamo che è facile a volte passare troppo velocemente da un eccesso ad un altro.

Attualmente vediamo troppo spesso l’esercizio della responsabilità famigliare gestito da un genitore supercomprensivo o “genitore-bambino” in difficoltà rispetto ai passaggi delicati che caratterizzano la crescita dei figli, in un rapporto che vede il potere dell’adulto e del bambino confondersi. E’ forte il ricorso alla delega per l’educazione dei figli alla scuola, agli esperti o ad altre agenzie educative. Soprattutto con i bambini più piccoli, il genitore stenta a chiedere ma è proteso a dare nel tentativo di manifestare il proprio amore, riceverlo e forse riparare a ciò che è mancato nel proprio passato infantile. Così facendo i figli crescono in un mondo famigliare caldo a volte in antitesi con un fuori freddo, un fuori (scuola, amicizie, sport) che chiede ma stenta a dare.

La crescita prevede confronti, fatiche, inciampi, sconfitte e frustrazioni. Il confronto fra l’Io ideale e l’Io reale che si sperimenta nel campo della vita non può essere esente da “lotte” per la vera conoscenza di sè. Reagire alla frustrazione dovuta a un non appagamento di un desiderio o un insuccesso in una prova, diventa una capacità sempre più richiesta per poter evolvere nella traiettoria evolutiva, sperimentare in autonomia le proprie capacità, scoprire limiti e confermare abilità. Il genitore può stare accanto nella sperimentazione di sé del bambino più piccolo, incitare e incoraggiare, mai sostituirsi, mai arrabbiarsi se il figlio fallisce nonostante l’impegno, non deridere o criticare, così facendo il narcisismo infantile in maturazione riceverebbe una ferita profonda tale da doversi auto rinforzare, con il rischio di una grandiosità fasulla.

Quindi frustrazione nemica o amica? Sempre amica e necessaria quando non supera le capacità del bambino ad affrontarla. Il percorso di vita non è esente dalla sperimentazione di un insuccesso o delusione, arriva sempre. Dobbiamo rinforzare i nostri figli per poterla superare, creare gli anticorpi per i virus della vita. Anche se l’amore sconfinato per i bambini li vorrebbe sempre figli di sorrisi e felicità per allontanare tristezza e preoccupazione, riflettiamo che così cresceremmo persone a metà.