PSICOLOGIA
Il senso di responsabilità nel diventare genitori assume un valore immenso. Grazie all’identificazione dei bambini nei genitori, tutto ciò che facciamo o non facciamo ci apparirà prima o poi sotto varie forme, nel comportamento dei nostri bambini. Da qui l’idea che anche lati del carattere o del comportamento siano iscritti in un’elica dispettosa che ci ripropone anche aspetti di noi genitori che non vorremmo avere o essere. I modelli genitoriali sono ad oggi molto cambianti rispetto a tempo fa, anche la psicologizzazione di massa ha contribuito a mitigare alcune spigolosità educative come l’eccessiva rigidità, l’eccesso di misure educative, la separatezza fra generazioni, ma sappiamo che è facile a volte passare troppo velocemente da un eccesso ad un altro.
Attualmente vediamo troppo spesso l’esercizio della responsabilità famigliare gestito da un genitore supercomprensivo o “genitore-bambino” in difficoltà rispetto ai passaggi delicati che caratterizzano la crescita dei figli, in un rapporto che vede il potere dell’adulto e del bambino confondersi. E’ forte il ricorso alla delega per l’educazione dei figli alla scuola, agli esperti o ad altre agenzie educative. Soprattutto con i bambini più piccoli, il genitore stenta a chiedere ma è proteso a dare nel tentativo di manifestare il proprio amore, riceverlo e forse riparare a ciò che è mancato nel proprio passato infantile. Così facendo i figli crescono in un mondo famigliare caldo a volte in antitesi con un fuori freddo, un fuori (scuola, amicizie, sport) che chiede ma stenta a dare.
La crescita prevede confronti, fatiche, inciampi, sconfitte e frustrazioni. Il confronto fra l’Io ideale e l’Io reale che si sperimenta nel campo della vita non può essere esente da “lotte” per la vera conoscenza di sè. Reagire alla frustrazione dovuta a un non appagamento di un desiderio o un insuccesso in una prova, diventa una capacità sempre più richiesta per poter evolvere nella traiettoria evolutiva, sperimentare in autonomia le proprie capacità, scoprire limiti e confermare abilità. Il genitore può stare accanto nella sperimentazione di sé del bambino più piccolo, incitare e incoraggiare, mai sostituirsi, mai arrabbiarsi se il figlio fallisce nonostante l’impegno, non deridere o criticare, così facendo il narcisismo infantile in maturazione riceverebbe una ferita profonda tale da doversi auto rinforzare, con il rischio di una grandiosità fasulla.
Quindi frustrazione nemica o amica? Sempre amica e necessaria quando non supera le capacità del bambino ad affrontarla. Il percorso di vita non è esente dalla sperimentazione di un insuccesso o delusione, arriva sempre. Dobbiamo rinforzare i nostri figli per poterla superare, creare gli anticorpi per i virus della vita. Anche se l’amore sconfinato per i bambini li vorrebbe sempre figli di sorrisi e felicità per allontanare tristezza e preoccupazione, riflettiamo che così cresceremmo persone a metà.