IL GIOCO È UNA COSA SERIA
Si fa presto a dire ai ragazzini di 10-11 anni: “Lascia stare il tablet, basta con Fortnite, abbozza con il telefonino, tempo scaduto… a stare sempre connesso ti ammali”. La questione di fondo che spesso angustia babbi mamme e familiari vari è con quali pensate, con quali proposte, distogliere dai media device figli e nipotini.
Proporre, solo per fare un esempio, la costruzione di una barchetta di carta, piacerebbe di sicuro a Woody Allen ma farebbe arricciare il naso, imbarazzato, anche al ragazzino più ubbidiente e consenziente del pianeta! Certo, per accendere la lampadina della curiosità, si potrebbero mettere in acqua più versioni così da varare una mini cantieristica navale. Meno scontata, per esempio, è l’idea di un guscio di noce ben diviso in due e svuotato, una goccia di cera fusa, uno stuzzicadenti, un nonnulla di carta e voilà, ecco una caravella pronta a attraversare i tempestosi flutti di un catino o l’oceano della vasca.
Da appuntare come più nuovo il giudizioso accantonamento dei bastoncini usati dei ghiaccioli o dei gelati che poi, intrecciati fra loro, sortiranno l’effetto di una zattera; come pure originali sono i magnifici catamarani ottenuti con i segmenti di bambù tagliati per lungo e legati con un po’ di spago. Utili anche i tutoli di grano turco o i rami di sambuco, come pure: per un gommone modello Ranieri i tappi di sughero, per una nave da crociera il contenitore in cartone delle uova e per il sottomarino Nautilus di 20.000 leghe sotto il mare il cartone del latte.
Particolarmente intrigante e inedita risulta la procedura per creare un istioforo, il nome scientifico con il quale si indica il pesce vela. In ogni caso: tanta operosità e molta fantasia!
Informare poi gli armatori in erba che a Santa Caterina di Nardò, in provincia di Lecce, si svolge da anni un’incredibile competizione intitolata Barche di Carta potrebbe elettrizzarli ma il vero asso nella manica, per i ragazzini di oggi, è mettere un pizzico di scienza nell’iniziativa e dare luogo a una esclusiva, straordinaria, “barchetta a sapone”. Il retroterra scientifico è che la barchetta si sposterà da sola grazie al fenomeno della tensione superficiale (alias legami tra molecole d’acqua).
Il sapone, riducendo la tensione stessa, farà sì che la maggiore tensione che resta all’acqua non saponata, tirerà a sè la barchetta. Alla fine, il sapone posizionato nella parte posteriore della barchetta, spingendo l’acqua all’indietro, produrrà il movimento in avanti. Una meraviglia sorprendente.
E veniamo a noi. Cosa serve? Semplice: due cartoncini colorati, più stuzzicadenti, più detersivo per i piatti, più colla forbici e l’immancabile bacinella.
Si inizia ritagliando il cartoncino in una forma triangolare di circa 4 cm di lato dando alla poppa della barca (il lato posteriore) una forma concava. Dopo aver ritagliato a proprio piacere la vela, la si infila sullo stuzzicadenti con la punta smussata così da incollarlo facilmente sulla barca.
Dopo di che arriva il bello: si mette la barca in acqua, posizionata in un angolo della bacinella e con un altro stecchino si deposita una goccia di detersivo nell’acqua proprio dietro alla barca e... la barca si muoverà!
Quando si ferma, non ci sarà che da rifare il pieno con un’altra goccia di sapone.
I giocatori potranno essere da uno a quanti si vuole… Si consiglia come colonna sonora dell’intera operazione “Barche di carta” di Angelo Branduardi e, volendo, per i più scatenati il grido: “Forza pirati salite a bordo!”.