PSICOLOGIA
La campanella di inizio anno ha già suonato, richiamando gli studenti ai loro doveri dopo i lunghi mesi estivi di svago. Ma i doveri lo sappiamo, portano con sé emozioni variegate, legate a eventuali passaggi di grado scolastico o cambi classe, all’ambiente relazionale con i compagni e alla percezione che ogni bambino e ragazzo ha delle proprie capacità di apprendimento e rendimento.
L’autostima scolastica si costruisce negli anni, influenzata da sicurezze/insicurezze personali, dall’eventuale presenza di un disturbo specifico dell’apprendimento, dalle richieste percepite dal contesto scolastico e quelle della famiglia. Anche la relazione con gli insegnanti gioca un ruolo fondamentale, poiché spesso i ragazzi percepiscono chiaramente l’opinione che gli insegnanti hanno di loro, con ricadute importanti sull’investimento di energie nello studio delle diverse materie.
Negli ultimi anni, sempre più studenti e sempre più precocemente, vivono la scuola con grande ansia, spesso la più grande o l’unica che riescono a riconoscere chiaramente. Il confronto con i coetanei, tipicamente fonte di attivazione e riflessione su se stessi, nel contesto scolastico assume anche sfumature numeriche nette, i voti, alle volte vissuti come giudizi sul proprio valore personale, con ricadute inevitabili sulla propria autostima globale.
La percezione di dover essere sempre perfetti, che tanto impregna la società odierna, rischia di restituire un’immagine di sé negativa e svalorizzante di fronte a un “fallimento” scolastico (quale un’insufficienza) se non accompagnato da una riflessione che implichi una possibilità di crescita (come un miglioramento del proprio metodo di studio o la ricerca di nuove strategie).
Come genitori è fondamentale riconoscere e trasmettere ai propri figli che il contesto scolastico non ha soltanto il ruolo di “fornire” nozioni e “valutare” le conoscenze, ma che più di ogni altro al di fuori della famiglia può garantire relazioni costanti e prolungate nel tempo, apprendimento di strategie comunicative efficaci e rispettose delle diverse figure con cui lo studente si interfaccia e sviluppo di modalità di apprendimento alternative qualora quelle generalmente utilizzate non risultassero efficaci.
La scuola può essere un’importante palestra di crescita, quando non competitiva o attenta ad una competizione sana. Sta però anche alla famiglia intercettare l’emergere di preoccupazioni esagerate per il rendimento, prestando attenzione alle rinunce che i ragazzi fanno per mantenere un rendimento alto (come eliminare lo sport dalla loro settimana), all’eventuale disregolazione dei ritmi quotidiani dei pasti o del sonno e all’incrementarsi di vissuti spiacevoli nei confronti della scuola. Nei momenti più impegnativi può capitare di andare a dormire più tardi o svegliarsi prima per ripassare, così come saltare un allenamento o le giuste pause dallo studio, ma devono rimanere comportamenti saltuari; laddove si instaurassero come norma sarà importante approfondire i vissuti e le eventuali difficoltà riscontrate dai bambini/ragazzi, chiedendo aiuto ai professionisti nel caso tali modalità si mostrassero stabili nel tempo e fonte di eccessiva ansia.