Ha coniato il termine di “Laboratorio km. 0” per far comprendere come dietro ogni provetta ci sia un bambino o un adulto. Una persona e non solo quell’alchimia storta di dati che racconta la presenza di una malattia.
Per questo sabato 26 novembre l’aula magna del Meyer è piena di medici, laboratoristi ma anche di pazienti di ogni età. Una platea accomunata dalla necessità di far fronte a un ventaglio di malattie radunate attorno al nome di immunodeficienza (IDP). Sono patologie che nascono silenti ma quando si fanno vedere, combinano guai.
Chiara Azzari, immunologa del Meyer e professore ordinario dell’Università di Firenze è seduta al tavolo degli oratori insieme ad Alberto Zanobini, Direttore Generale del Meyer.
A parlare è Gaetano Priolo, vicepresidente dell’AIP (Associazione immunodeficienze primitive). Racconta di sua figlia, che alla nascita era il ritratto della salute. Paffuta e rosea, i valori perfetti. Poi all’improvviso infezioni e ancora infezioni, il via vai dal Meyer. Fino alla scoperta, grazie al test diagnostico che la piccola era affetta da SCID (immunodeficienza combinata) . Il trapianto di midollo dal fratello consanguineo, con il suo carico di paure e sofferenza, è stata la svolta.
Per questa bambina e per i tanti presenti all’incontro periodico, un gruppo coeso di medici e laboratoristi ce la mette tutta per offrire test diagnostici rapidi, percorsi assistenziali completi e terapie sempre più personalizzate. La Toscana è un esempio virtuoso nella gestione di questi pazienti. Oltre alla scoperta di metodi di screening sensibili ed efficaci (“Ora curiamo i soggetti con immunodeficienza subito, prima che la malattia si manifesti e faccia danni” spiega la prof. Azzari), viene assicurato loro una presa in carico completa. “C’è una collaborazione stretta tra il Centro di Immunologia del Meyer e quello di Careggi che ha permesso di mettere a punto un nucleo organizzato capace di assicurare una transizione senza traumi tra l’età pediatrica e quella adulta - spiega la prof Azzari -. Un risultato che fa da apripista nel nostro Paese e che si deve anche alla grande coesione esistente nell’Associazione AIP”.